"Prima
o poi entrerò nel cuore del mondo".
Così
pensava Rodorfo, quella mattina dell'ultimo giorno della sua vita. Si
sentiva una schifezza. Solo muovere il braccio, prendere il bicchiere
e bersi un sorso di Falanghina gli costavano uno sforzo indicibile.
Aveva imposto alla famiglia - che lui chiamava "quegli stronzi"
- di dargli solo quella che lui si era sempre fatto venire da
Sant'Agata dei Goti, e loro non avevano osato disobbedirgli, ma
glielo annacquavano.
Aveva
capito di essere all'ultimo chilometro: era tempo di bilanci. Preti
no, per favore.
Le istruzioni, scritte, erano perentorie.
Gli
vennero in mente, dopo l'iniezione di morfina, i volti delle persone
che aveva incontrato nella sua vita. A tutti aveva cercato di dare
qualcosa, spesso il meglio di sé. Non aveva fatto "porzioni"
per nessuno, dando a ciascuno, in ogni occasione, tutto sé stesso.
Facciate parecchie.
Peter
era di pessimo umore. Non aveva dormito neanche un'ora a causa di un
fastidioso attacco di gotta. Sapeva che sarebbero arrivate non meno
di diecimila anime (gli arcangeli dell'Ufficio Accessi gli avevano
mandato il fax) e controllarle tutte sarebbe stato peggio
dell'Inferno. Scacciò questo pensiero che lì era fuori luogo.
Prese
il libro delle anime e incominciò a sfogliarlo. Diecimila anime da
far passare attraverso quel ponte che finiva con due strade, una in
salita e una in discesa, era massacrante.
Chi
era lui per arrogarsi quel diritto..... era stato messo lì a fare un
lavoro che non gli piaceva per nulla. Ma doveva obbedire. E non
domandarsi che fine avrebbero fatto le anime da lui deviate verso la
strada in discesa.
Tutto
il giorno aveva lavorato, senza pausa pranzo. Era stravolto.
Improvvisamente
gli si parò davanti un ometto dall'aria insignificante. Non alto,
con lo sguardo attento e curioso. Occhi azzurri, forse grigi. Non
aveva nulla di rassegnato. Come la maggior parte degli uomini in fila
aveva un completo scuro, quello che aveva usato il giorno del
matrimonio terreno. Nulla in lui faceva pensare al dolore o alla
tristezza. Aveva al fianco una donna: riccioli ancora biondi le
incorniciavano il viso rugoso e pallido. La sua espressione era
timida e fiera.
Peter
sfogliò il libro e arrivò alla pagina dell'ometto: un'aria mite ma
ne aveva combinate di tutti i colori, proprio un tipo da sbarco...
Non poteva dedicargli più di pochi secondi e avvicinò la mano alla
leva che chiudeva l'accesso alla via in salita. La mano però si
bloccò improvvisamente: come un brontolìo pareva salire dalla
moltitudine ferma in attesa.
Chi
mai si permetteva di fare quel frastuono? Cercò di distinguere
meglio quello che gli sembrava soltanto un indistinto brusio.
"Ro-dor-fo, Ro-dor-fo...". Il nome scandito, ripetuto da
sempre più persone e a voce sempre più alta, ormai era chiaro a
tutti, persino ai cherubini al suo fianco, che sorridevano serafici.
"Basta!
Fate silenzio!!", tuonarono impotenti gli altoparlanti, mentre
Rodorfo rideva lusingato.....
La
donna vicino a lui era beata, tanto clamore per il suo uomo la
inorgogliva. Rodorfo l'aveva fatta impazzire tutta la vita. Con lui
era davvero stato un continuo alternarsi di paradiso ed inferno, ma
entrambi sapevano di non poter fare a meno l'uno dell'altra, e questo
forte legame era evidente osservando come si guardavano negli occhi.
Il
brusìo divenne un coro da stadio. Allora Peter si incazzò davvero e
chiese a Rodorfo “Cosa hanno da gridare il tuo nome?” con tono
poco amichevole. “Nun
o sacc, cape. Aggiu avute nu sacch amici. A tant aggiù cercate e
vulè bene comme meglio puteve. Cheste è na manifestazione d’affetto
che nun avria putute credere lancoppa. Forse overo a gente non se
scorda...”
“Vabbene,
passa e prendi la strada in salita. Non voglio casino qui. Mi
prenderò io la responsabilità di farti passare”.
“Cape,
disgraziatamente non song sule..”. “Che dici? Tutti sono soli
qui, davanti a me e alla loro coscienza”. “Cape, NUN SONG SULE.
Cummè ce sta ess”.
Peter
voltò la pagina e la trovò subito. “Rodolfo, abbi pazienza non
posso proprio.”
“Nun
ce sta prublem cape. Si ess non pote venì cummè ie vache cu ess
all’Infierno. Aggiù trasuto into o core da gente, ma ess è nata
cos. Grazie lo stesso”.
Anche
lei non aveva alcun timore per quello che sarebbe capitato: in vita
aveva dovuto condividere quell'uomo con altre donne, ma finalmente, e
per l'eternità, sarebbe stato solo il suo. E con questa gioia e
consapevolezza gli stringeva la mano.
Peter
lo sapeva da mo' che quella non era giornata: l'ulcera riprese a
bruciare. Anche lui doveva rendere conto a qualcuno.
Li
vide scendere lungo la via verso il buio, mano nella mano.