E' da mezzogiorno che
ho dato il cambio a mio marito in questo bar-gelateria che ogni
giorno è sempre più tetro. Oggi, poi, questa pioggia contribuisce
gagliardamente a peggiorare le cose, e, anche se siamo in primavera
sembra di essere tornati a novembre. E il mio umore, così come il
mio mal di testa, peggiorano a vista d'occhio. Son quattro ore che
son qui e ho fatto tre miserabili caffè, neanche uno all'ora.
Gelati, poi..... solo una vecchia è venuta a prendere la panna da
portare ai nipoti. Millant'anni, avrà avuto, simpatica, non c'è che
dire, ma sembrava mia nonna, e io i sessanta non li aspetto più.....
come più niente mi aspetto più dalla vita, e grazie al cielo che
abbiamo un lavoro, i ragazzi sono sistemati e io e lui aspettiamo,
talvolta ansiosamente, il momento della fine, che almeno ci
riposeremo un po'. Non è che avere un bar sia faticoso, o almeno,
molto faticoso, però bisogna passare la giornata a pulire, anche in
un bar modesto e con la luce al neon come il nostro.
E poi questi giorni ti
fanno fare solo brutti pensieri...., e non posso telefonare ai
ragazzi tre volte al giorno, incomincerebbero a pensare che sono
rimbecillita. Che la loro mamma abbia bisogno di sentirli è una
considerazione che non sono in grado di capire.
Passa fuori dal bar un
uomo, e getta un'occhiata distratta dentro. Non so perché ma lo
noto, cioè lo so: non ho niente da fare e mi abbruttisco con questi
giochi puerili. Sotto la pioggia con la sua giacchetta ha un'aria un
po' sparuta.
Lo rivedo dopo cinque
minuti: è entrato da me, insieme a una donna.
Mi ordinano due caffè,
uno macchiato caldo. Sembrano un po' a disagio, lui più di lei.
Bofonchiano qualcosa che non riesco a sentire, anche con il massimo
dell'impegno. Mal di testa è la parola che riconosco, e che ben
conosco. Parlottano, si guardano. Quanti anni avranno? Intorno alla
cinquantina entrambi, lei un po' di meno, lui un po' di più.
Condividono la bustina dello zucchero. Non mi scappano degli sguardi
che intuisco d'intesa, ma sono molto attenti. Purtroppo per loro
anch'io sono attenta e certe situazioni mi fanno tornare in mente
analoghe mie storie passate, che hanno lasciato solchi profondi come
certi aratri ottocenteschi.
Lui le sfiora con finta
noncuranza il gomito e lei non si ritrae. Cercano di far durare
questi caffè il più possibile, ma è difficile. Così come è
difficilissimo parlare di argomenti futili quando si vorrebbe dire
altre cose, ed è facile capire che quelle parole non sono l'oggetto
del loro amore. Si sono interrotti, in silenzio, un silenzio che so
carico di desiderio, l'ho provato anche io... A un tratto lui si
muove, si sposta verso la saletta, e con gli occhi la implora "Vieni,
dammi almeno un bacio...", ma lei non vuole capire, o non si
sente, o chissà cos'altro le gira per la testa.
Chissà che storia c'è
dietro a questi due umani, che in pochi minuti sono riusciti ad
annodare inestricabilmente gioia, passione, rimpianto: amore, in una
parola. Chissà perché non possono baciarsi tranquillamente ma
possono rubare solo un caffè ai loro pomeriggi piovosi, invece che
stringersi.... mi sto accorgendo che la fantasia è ormai partita, e
la donna dai capelli bruni e dagli occhi color nocciola, che mi
chiede cortesemente di pagare, mi sveglia da questo sogno a occhi
aperti, riportandomi a una realtà che spesso ho odiato.
Escono e lei apre il
suo ombrello. Lui, dopo un attimo, si appoggia al suo braccio. So che
lo stringe.
Nessun commento:
Posta un commento