Consumo ore a fare
solitari. Sembra un'attività sciocca eppure da essa traggo conferme
e oriento le mie decisioni.
Ogni momento della
giornata è buono e il fatto di poterli eseguire sul computer ne ha
centuplicato le possibilità: certo, una volta con le carte in mano
era tutto molto più romantico ma il computer ti libera dall'assillo
e dalla paura di non aver mescolato bene, e non è poco, specie
quando ti escono quattro donne una di fila all'altra. Ma di queste
parlerò più avanti.
Quei pezzetti di carta
colorati, ora abbiam detto virtuali, hanno per me la capacità di
leggermi la vita, ed è da tutta la vita che lo dimostrano. Non prima
di un esame bensì durante la preparazione di un esame, ogni giorno o
due volte al giorno, le carte governano il tuo scarso studio, e vedi,
a seconda della giornata, il professore che ti interrogherà nel re
di cuori o nel re di picche, e quel fante di denari è
quell'assistente bilioso, quasi pelato e con degli occhialini
ridicoli, che ti guarda e sogghigna senza parlare, come ha fatto la
prima volta quando l'esame non è andato bene, e le carte un po' me
l'avevano fatto capire.
Così rubacchio il tempo
ad attività più serie o doverose, ma la possibilità di capire il
passato e la presunzione di leggere il futuro, magari anche solo un
attimo prima che diventi presente, se mai c'è davvero questo
presente, sono troppo intriganti.
Certo, ci sono giorni
buoni e giorni meno buoni. E i giorni buoni sono il martedì e il
venerdì, ma talvolta, se una cosa ti deve essere detta perchè lui
ritiene che sia importante allora ogni giorno è buono. E così come
ogni mattina c'è sempre il sole, ma quello di un diverso giorno
della tua vita, anche lui ogni mattina cambia, e quel che solo la
sera prima sembrava un'impresa disperata, oggi, martedì, alle sette
e mezza, sembra diventare un'operazione con la facilità della
routine.
E' ovvio che qualche
volta la domanda ha avuto una risposta che si è confermata nella
storia della vita, anche se la risposta, sul momento positiva, non
poteva prevedere tutti gli sviluppi, le difficoltà e i pasticci che
si sarebbe portata dietro. Tanto è bastato per farmici ancora più
affezionare.
Ci sono poi periodi, bui
potremmo definirli, in cui c'è un blocco, non mio ma suo, in cui
decide di smettere di risponderti, e non c'è santo e non c'è
ostinazione – e addirittura non reagisce neanche a impossibili
tentativi di baro – e ogni domanda cade nel vuoto e nel silenzio, e
allora ti senti un po' più solo.
Mi sono anche domandato,
visto che il mio preferito è abbastanza difficile, se non sia un mio
diverso atteggiamento a condizionarlo: è del tutto possibile, in
linea teorica, farlo “venire” mettendoci il massimo dell'impegno
e dell'attenzione, e, d'altro canto, farlo in maniera “svogliata”,
chè non possa, anche se lui ci mette tutta la buona volontà,
riuscire. Ma neanche questa è un affermazione del tutto vera. La
verità infatti è che lui fa quello che vuole, e se ha deciso che
tutte le otto pile di tredici carte debbano crescere ordinatamente,
puoi anche farlo dando le spalle al monitor – così controlli bene
che non entri nessuno – e stai pur certo che ti riuscirà.
Ultimamente mi ha fatto
un brutto scherzo.
Ero già a un buon punto,
e mi pregustavo (speravo, sarebbe meglio dire) un contatto, una
telefonata, un qualche cosa di positivo con quella donna bruna ultimo
oggetto di saltuarie attenzioni, bella femmina, difficile e
interessante a un tempo. Per ora è ancora la donna di fiori.
Sicuramente non la donna di denari, ne sono certo, né la donna di
picche, la quale è già passata con suo strascico di dolore. E come
due sono i mazzi due sono state anche le donne di picche.
Non riesco a vedermela
come donna di cuori, non ancora, forse è lei la prima a non vedersi
così. Ma come donna di fiori è perfetta, ancora sospesa. E per lo
stesso fatto di essere sospesa è quindi all'apice della
desiderabilità.
Come è facile immaginare
io sono il fante di cuori, non sarò mai il re di cuori. Anche
all'ultimo giorno della vita sarò ancora il fante di cuori, è la
mia condanna. Ma non ambisco a nulla di più.
Non vi starò a
raccontare come si sono messe le carte, non è sostanziale e certe
finezze potrebbero sembrarvi solo parti deformi di una mente malata.
Fatto sta che stavo spostando tutta la colonna di fiori, dall'asso
alla donna, sul suo re, per lasciare vuoto lo spazio. Per un attimo
lunghissimo il re di fiori è scomparso, introvabile, e avrebbe ben
dovuto esserci ma non lo vedevo. Il cuore si è messo a battere
all'impazzata, il computer ha dato un segno di vita propria, forse ha
fatto un errore, come noi, mi vuole dire qualcosa di importante, la
donna di fiori non deve più andare dal suo re, e adesso? Cosa
succederà?
Alla fine dell'attimo,
quando già immaginavo definitivi cambiamenti della vita, mi è
caduto l'occhio sulla pila coperta, dove, ridendo, stava il re di
fiori, pronto a prendersi di lì a poco la sua donna.
Grande delusione, e una
piccola lacrima ha sciolto il sogno.
Non ti conosco, non so chi sei ma i tuoi viaggi pindarici (se così sono chiamati) mi portano lontana!
RispondiEliminaEuge non solo chef!
originale !
RispondiElimina