“Per favore vai a darle un'occhiata,
è caduta per strada”.
Non è perché io faccia il medico da
un quarto di secolo che abbia il dovere di andare a vedere le ginocchia sbucciate,
aspirerei a qualcosa di più professionale.
Poi non ne ho nessuna voglia, è una
persona che non mi piace.
Non saprei dire perché non mi piace,
forse è solo l'aspetto esteriore, è bassa, troppo grassa, e non
parla neanche bene la mia lingua. Si chiama Myriam.
Vado, con calma, certo, ma vado, anche
per non farmi trovare da dire, che poi mi sale la pressione.
Suono il citofono e quando sento dire "Chi è?" mi verrebbe da dire “sono il Signor Dottore”.
Lascio perdere le paranoie autocelebrative e dico semplicemente
“sono io”, nell'illusione che la mia voce sia inconfondibile.
Comunque apre.
“Mi hanno detto che è caduta” è
il mio esordio. Vengo quindi avvolto da questo turbine di parole, miste fra espanol e italiano, di cui capisco il senso ma non il
dettaglio, che poi non mi interessa granché.
In questi ventotto anni di medicina
ho imparato che tutti i pazienti vogliono dal medico, prima di ogni altra,
una cosa sola: essere toccati. E solo dal dottore si fanno toccare
(oltre che da quello/a con cui dormono, ovviamente). E nel momento
che prendi la loro mano dolorante nelle tue mani, e la palpi con
delicatezza il dolore già diminuisce un po'. E vabbè, facciamolo.
Non hai neanche un po' di ematoma, Myriam, e la muovi da dio, quella
mano un po' salsicciottata.
Secondo round: il ginocchio.
“Metta la gamba sulla sedia e la
scopra”. E allora ripalpi, fai flettere l'arto, lo confronti con
l'altro. “Myriam! Ma perché sei così seccante, hai solo una piccola sbucciatura!” Avrei una
voglia maligna di prescriverle una scatola di iniezioni, di quelle
che bruciano. Ma perché poi essere così dispettosi? Invece cerco di
farmi spiegare che medicina vorrebbe per il dolore, una medicina che
ovviamente deve avere già preso. Non voglio mica fare dei danni.
Motivo per cui mi faccio scrivere il nome su un francobollo.
Telefonerò al farmacista che glielo faccia avere.
Bene, ho finito, mi rivesto.
Mah sì, che cosa mi costa poi, lo
faccio. Le do una carezza sul viso paffuto, dicendole “Stia
tranquilla, non ha niente di rotto”: come per incanto Myriam si
trasforma nella persona più dolce che abbia mai incontrato e mi
restituisce un sorriso di gratitudine che è il compenso più
gradito.
Grazie, Myriam, mi hai confermato che tanti anni fa ho scelto bene.
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