Capitano
periodi in cui devi fare un qualche bilancio della tua vita
disordinata e scombinata. “Anche se questa vita/un senso non ce
l'ha....” direbbe Blasco.
E'
come se in quei momenti sentissi un improvviso bisogno di guardarti
meglio dentro, anche perché certi fatti non sono andati come avevi
immaginato e sperato, e lo scombussolamento che ne è derivato ti ha indotto a
desiderare di fare un po' di ordine e di chiarezza.
Non
è detto che tu ci riuscirai ma almeno ci puoi provare, nell'unica
maniera in cui sei capace a farlo, scrivendo. Scrivendole una lettera
che non le darai mai e che leggeranno alcuni estranei, che di te si
faranno una ben precisa idea: che sei una bestia.
Quindi
incominci a piangere, tanto da mesi ogni giorno è così, e pensi un
po' a lei. A Lei.
Fra
qualche giorno saranno nove mesi che non la vai a trovare, non dico
trovare, ma neanche a vedere per qualche attimo. Ovviamente non puoi
scrivere che non ti ricordi neanche che faccia abbia, perché non è
possibile, te la ricordi benissimo. Ti assomiglia come una goccia d'acqua, soprattutto
nell'orribile carattere. Se io e lei avessimo lo stesso cognome
potremmo chiamarci “Non ti parlo più”.
Ti
sei scientificamente costruito una vita in cui ogni giornata ha
talmente tante cose da fare che non c'è più spazio per lei, neanche
le canoniche domeniche in cui la nonna veniva a pranzo. Succedeva
anche in casa tua.
La
domenica la nonna, se pur per anni è venuta, non viene più a
pranzo. E' lì, inutilmente e scioccamente seduta su quella sedia
dove il sollevatore la deposita, prelevandola dal letto, due volte al
giorno. Ha una badante affezionata e a te basta. Credi che spiccichi
qualche parola. Sei sicuro, del resto, che se ti dovessi per un
qualche miracolo presentare ti chiederebbe “Chi sei?”, o almeno
proverebbe a pronunciarlo. E ti lascerebbe comunque il sospetto che
lo faccia apposta....
Due
ictus è riuscita a farsi. E naturalmente uno a destra e uno a
sinistra.
Tu
ovviamente ti occupi di tutte le cose materiali (altri non fanno
neanche quello) ma ben capisci come l'essere presente potrebbe essere
un bel regalo. Forse. Tu che regali cose a tutti non riesci a
regalare un po' di tempo a lei.
E
allora ti domandi da dove possa venire tutto questo rifiuto.
E'
troppo semplice dire che continua a farti incazzare, ed è riduttivo.
Certo che, quando è stato il momento, se la pressione alta se la
fosse curata adesso non saremmo a questi punti. Il fatto di avere un
figlio laureato in medicina e chirurgia (non medico...) non l'aveva
convinta. Fare di testa sua le sarà sembrato più furbo. Mal gliene
incolse.
Ma
non c'è mai stato un buon rapporto, troppa era la distanza fra i
modi di vedere e di pensare le cose del mondo e della vita, e nulla
c'è mai stato di veramente “complice”. Le parole volersi bene si
dovrebbero sostanziare, in quel rapporto, di una amorevole confidenza
che non c'è mai stata. Quando lui è morto hai pensato: “Ma perché
non è morta lei?”.
Adesso
è la, circondata da tutti confort che possa sognare un tetraplegico e
ti figuri che abbia “negli occhi aperti un grido”: “Sei una
bestia”.
Lo
so. All'inferno mi porterò anche questo punteggio, nella Caina, mi
par di ricordare, i traditori della famiglia.
Spesso
mi sovviene che, da bambino mi diceva “Ricordati che quando sarò
morta piangerai”. Non lo so mica, però piango adesso, non per lei
ma per me.
Mi
sono anche negato il piacere di assistere la Mamma.
… Ricorderai
di avermi atteso tanto
e
avrai negli occhi un rapido sospiro.
(G.
Ungaretti, La madre)
Toccante, tristissimo, un macigno sul cuore
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