La possibilità che il
mondo moderno offre, quella di parlarsi, e di conoscersi, attraverso
la rete, era stata da entrambi ampiamente sfruttata.
Lui era un anonimo
impiegato della banca principale del Paese, e il suo unico compito
consisteva nel contare i soldi, per otto ore al giorno. Tornava a
casa esausto, perché sapeva che se i soldi fossero mancati ce li
avrebbe dovuti rimettere di tasca propria. Certo, lui era parecchio
preciso ma un errore può ben capitare a tutti.
Aveva un amico, sarebbe
meglio dire un conoscente, col quale passava alcune serate al mese,
non molto eccitanti: giocavano a carte, si giocavano un centesimo a
punto, e lui contava i punti con la stessa pignoleria che usava al
mattino per il denaro.
Il suo cane era il trait
d'union con il mondo: lo obbligava a uscire due volte al giorno, a
vedere qualche essere umano, a scambiare due parole.
Nel complesso si sentiva
abbastanza demoralizzato.
Non si lasciò scappare
quindi l'occasione, offerta dalla Banca, di fare un corso di
informatica, perché l'argomento lo interessava e soprattutto perché
il corso lo avrebbe liberato dalla schiavitù della conta per una
lunga settimana. Decise che avrebbe fatto il corso con l'abito blu,
quello delle cerimonie.
Il corso non era male:
avere a disposizione quella macchina diabolica era affascinante.
Giorno dopo giorno, aiutata dalla direttrice del corso - una brunetta
dai lunghi capelli ricci, e con due occhi scuri e profondi molto sexy
- imparò a usare Office, a navigare in internet, a usare la posta
elettronica.
Imparò anche a chattare.
Parlare con qualcuno
standosene comodamente seduto in poltrona, magari in mutande e
pantofole, lo intrigava da morire. E infatti il mercoldì si comperò
il computer. La linea telefonica tradizionale non era molto veloce,
ma per la chat sufficiente.
In meno di mezzora trovò
un'anima con la sua stessa pena, tale Anna24. Quella sera l'approccio
fu piuttosto timido, dopo un quarto d'ora decisero entrambi di
salutarsi educatamente.
Però lui andò a letto
lievemente eccitato, e faticò a dormire. Pensava alla faccia di
Anna24, si domandava se il giorno dopo l'avrebbe ritrovata, e se mai
fosse riuscito a conoscerla. Chissà se era sola o con marito e
figli, chissà che lavoro faceva. Se avesse potuto costruirsela gli
sarebbe piaciuta paffutella, con i capelli neri e cortissimi, con due
occhi egualmente neri, vestita con una divisa bianca, un'infermiera,
chissà. Magari non altissima. Finalmente si addormentò.
La sera dopo erano
entrambi lì, alle ventuno, precisi come sa essere solo la morte. Dal
che lui ne dedusse che Anna24 era proprio "come lui".
Lui si era dato come
nickname Luigi36, lasciando un po' di ambiguità su questo 36, che
avrebbe potuto parimenti essere l'età attuale o l'anno di nascita.
Fra sé e sé convenne che il 24 di Anna molto poco probabilmente
poteva essere l'anno di nascita.
Incominciarono, sera dopo
sera, a raccontarsi le loro vite, con una sincerità insospettata
persino da loro stessi, in parte dovuta all'anonimato in parte,
preponderante, al bisogno che sentivano di raccontarsi come pensavano
di essere, o forse come volevano sembrare di essere.
Partirono dalle cose più
belle, come è ben comprensibile, seguite a breve da quelle più
brutte, entrambi cercando di sorvolare sul problema più pressante,
quello della solitudine e della noia.
Così le serate passavano
veloci, e il giorno entrambi erano sereni e nella dolce attesa
dell'appuntamento della sera.
Ci volle un mese perché
il più ardito dei due, Anna24 (non ce ne meravigliamo) gli scrivesse
"Vorrei dipingerti meglio. Mandami una tua foto". Luigi36
ricordava bene il giorno e l'ora, le 23 e 42 minuti. "Certamente,
te la mando domani. Dammi il tempo di sceglierne una bella".
E mo'? Richiesta
imprevista, scompenso totale.
E se fosse andato a
farsene quattro in uno di quei chioschetti in mezzo alla strada, come
nel film di Amèlie? E se fosse andato da un fotografo professionista
farsi uno di quei bei ritratti in bianco e nero, magari un po'
tenebroso?
Scartò subito la seconda
ipotesi. I fotografi bravi ti leggono l'anima meglio di quanto non
possa fare tu stesso. E lui non voleva farsi leggere l'anima, e tanto
meno farla leggere ad Anna24.
Optò per una foto che
aveva un paio d'anni, un ritratto a mezzo busto sullo sfondo di un
lago delle Dolomiti, un po' finti entrambi. Scannerizzò la foto come
aveva imparato al corso e la mandò.
La risposta gli arrivò
in giornata, una foto allegata a una mail senza testo.
E lui scoprì che per
mesi aveva chattato con una donna più vecchia di lui di dodici anni,
una donna con qualche capello bianco, certo, ma con un'espressione
dolcissima, proprio come la serenità che gli aveva trasmesso in quei
mesi. Nella foto teneva in braccio la gatta, pigramente distesa.
Le scrisse che aveva
urgente bisogno di sentire la sua voce.
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