Con
il posto di ruolo, che in quell'Ateneo non sarebbe durato per molti
anni, era arrivata la stabilità economica ed era comparsa Kate.
Si
incontrarono a una conferenza, alla Bobst Library, promossa dalla
Cornell University, dove lei insegnava. Gray, ogni giorno della sua
vita futura, avrebbe ricordato quel giorno fin nei più minuti
particolari. Erano in una sala non molto grande, tutti seduti attorno
a grossi tavoli ad ascoltare il relatore che parlava dal tavolo più
lontano dalla porta, con una voce così bassa da obbligare al
silenzio più assoluto. Era uno studioso di filosofia medioevale e,
sorridendo fra sé, Gray immaginò che avrebbe ben potuto essere un
uomo di quel tempo. Nobile o servo della gleba? Chierico vagante?
Menestrello? Cercò di concentrarsi sull'argomento della relazione,
gli scritti giovanili di Pietro Abelardo ma, fatalmente, pensava al
volto che poteva avere Eloisa e alla passione che quel viso aveva
incendiato in Abelardo.
Gray
era andato a quella conferenza con il collega di filosofia teoretica,
più per tenergli compagnia che per reale interesse. Girava con lo
sguardo cercando qualche ragazza di colore. In biblioteca c'era
freddo: gli alti finestroni, ai due lati della sala, facevano
filtrare l'aria già umida dell'autunno. Aveva sentito dire che al
nord era già arrivata qualche spruzzata di neve.
La
dottoressa Kate Evans era assistente volontaria della cattedra di
Filosofia della Scienza della Cornell University, laureata da due
anni. Non aveva pressante bisogno di un posto di lavoro retribuito,
infatti la famiglia le inviava dal Vermont cospicue rimesse mensili,
derivate dall'azienda paterna di produzione del latte, e lei poteva
dedicarsi gratuitamente alla ricerca e alla didattica. Preparava le
lezioni per il docente di ruolo e aveva la soddisfazione di
vedergliele leggere senza cambiare una virgola. Ma agli esami, di
fronte agli studenti, spesso con una preparazione raffazzonata, era
troppo poco severa e per questo più di una volta era stata
rimproverata: non poteva promuoverli tutti. Il rapporto fra promossi
e bocciati non doveva essere alterato.
Dopo
gli applausi di rito al medievalista, per rompere il ghiaccio fu Kate
ad aprire la discussione, facendo la prima domanda. A Gray sembrò
molto preparata e la ascoltò volentieri. Non si era ancora accorto
di lei. Una ragazza minuta, con una camicetta bianca di cotone alla
coreana e una rebecchina blu notte. Dato che parlava in piedi Gray
poté vederle le gambe, anche se la gonna a tubino non era molto
corta. Ritornò ad ascoltarla.
Le
domande e le risposte durarono più della conferenza stessa: un bel
successo.
Al
termine si trasferirono tutti nella sala del brunch, vista l'ora:
Gray ricordava che era l'una passata. Nel brusìo generale la vide
avvicinarsi e ne fu contento e sorpreso. Kate lo conosceva perché si
erano telefonati in passato. “Professor Gray, si ricorda di me? Ci
siamo conosciuti al telefono ma non ancora di persona.”. “Certo
dottoressa” mentì sorridendo. “Vederla di persona è molto
più piacevole che sentirla al telefono. A proposito: complimenti per
la sua domanda: rivela una padronanza della materia non comune”.
“Non le nascondo che in un certo senso era concordata”. Rise in
maniera così confidenziale che Gray restò a bocca aperta. Kate
l'aveva notato appena entrato, e si era fatta dire dalla sua amica,
quella che conosceva tutti, chi fosse. Non avrebbe saputo spiegarsi
cosa le piaceva di lui: quel cespuglio di capelli ramati quasi calato
a nascondere gli occhiali, quell'aria ingenua e decisa a cambiare il
mondo che avevano avuto i giovani nel '68. Chissà...
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