Pensò
a Corinnah. Voleva averla di nuovo, anche se era la donna di suo
fratello. Chissà che lui non avrebbe
fatto lo stesso: con le donne Roddy non era uno stinco di santo.
Anzi.
Ricordava bene Ada, quella giovane italiana che
aveva conosciuto in consolato. Una bellezza profondamente italiana,
con lunghi capelli scuri, incurante della sensualità che emanava da
ogni gesto e da ogni parola. Incurante ma totalmente consapevole.
Nelle sue mani gesti e parole erano armi.
Vedendolo passare a fianco a lei aveva lanciato
a Sean uno sguardo molto espressivo, perché si era accorta che la
coda per ottenere il visto era insopportabilmente lunga. E lui aveva
capito tutto al volo. “Please, Miss, come into my office!”. Le
aveva offerto il braccio e l'aveva fatta sedere davanti alla sua
scrivania. Il timbro glielo era andato a mettere lui, passando dietro
il bancone ma non così accortamente da non suscitare, nelle persone
in coda, grida, risate e qualche insolenza per quella bella
italiana, “Bitch, puttana”. Tanto lei non poteva sentire e anche
se avesse sentito non avrebbe fatto una piega. Sean entrò in ufficio
con la carta timbrata in mano e sbatté la porta. Nessuno si sarebbe
permesso di entrare. Si sedette sulla sedia a fianco della donna, che
aveva già compreso, e deciso, come ringraziarlo.
Non
era alta, Ada, ma aveva un corpo aggraziato e rotondetto, con le
curve regolari e al punto giusto. Nella sua Sorrento le avrebbero
detto “Si
proprio 'nu babbà.”.
La si guardava con il desiderio di morderla, ma senza farle male.
Lei si alzò, si voltò verso di
lui e, alzando leggermente la gamba destra, si sedette sulle sue
gambe. La corta gonna le si sollevò ancora di più e Sean,
appoggiando le mani dove prima c'era la gonna, la spinse contro di
sé. Quella donna sconosciuta baciava con forza e delicatezza: lui la
lasciò fare in silenzio, gustando l'energia di quella lingua. La
spingeva ritmicamente verso di sé e lei, appoggiandosi sui tacchi,
lo assecondava. Sean riuscì a sentire il calore bagnato in mezzo
alle gambe di lei: stava oltrepassando quel punto oltre il quale non
avrebbe capito più niente e agito senza pensare, come un animale
assetato. Le slacciò i bottoni della camicetta con i denti e affondò
il volto fra i suoi seni. Ada, slacciandosi il reggiseno, gli
mormorò, in italiano, “Ti piacciono?”. Lui non capì ma
continuava ad accarezzarglieli.
Non
aveva paura dei rapporti occasionali, Sean. Tante volte aveva
rischiato la vita che la possibilità di un'infezione di quella nuova
malattia di cui si parlava non gli passava neanche per l'anticamera
del cervello. Non rifletté neanche sul fatto che tanta disponibilità
potesse essere concessa non solo a lui. Finirono per terra, con le
bocche incollate per non far sentire l'ànsito dei loro corpi
annodati. Una mezzora da leoni. Sean le offrì un bicchiere di quel
Mezcal Añejo
che talvolta il console gli regalava. Quello con la larva dentro.
Finalmente le disse “Come ti chiami?”. “Ada Prisco”. “Io
sono Sean”.
Si videro spesso nelle settimane
successive, e i loro rapporti sessuali furono indimenticabili
perché sempre furiosi. Ada aveva in mezzo alle gambe il fuoco del Vesuvio,
nascosto, prontissimo ad esplodere.
L'unico errore che Sean fece con
lei fu quello di presentarla a Roddy. Lo incontrarono per caso un
pomeriggio, dopo una delle loro migliori notti, seguita da una
padellata di gamberi carabineros infiammati con il bourbon. Uscirono
alle quattro diretti a Central Park, per godersi un po' di sole.
Roddy riconobbe il suo fratellastro da lontano, stupito che fosse
riuscito a portarsi in giro una donna così bella. Quel giorno era
appena andato al salone di Nunzio Saviano e i suoi capelli, corvini,
erano perfetti. E infatti lui era andato a farsi un giro con il
desiderio di essere ammirato: sapeva di essere vanitoso.
Bastò l'occhiata che Ada ricambiò
a Roddy per far capire a Sean che quella notte era stata l'ultima
volta: non poteva, non voleva competere con Roddy: aveva verso di lui un sentimento di inferiorità.
Non la vide più per molti mesi:
non l'aveva mai pensata come “la sua donna”, e tanto meno come
“il suo amore”, ma vedersela scomparire così lo lasciò con la
sensazione di qualcosa di tristemente incompiuto.
Più
di un anno dopo, saranno state le tre e mezzo di notte, la rivide
passando per Jackson Heights,
al ritorno da una
missione per conto del governo svizzero. Truccata pesantemente, con
una gonna ancora più corta di quella che aveva quel giorno in
consolato, e uno sguardo avvilito. Quando lei lo riconobbe si voltò
per non doverlo salutare. Del resto lui andava di fretta. Un gran
bastardo, Roddy: l'aveva buttata in mezzo a una strada.
Ada sarebbe rimasta dentro di lui,
assieme al dolore di non aver potuto, o voluto, salvarla.
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