Non si sta male in Argentina.
Qui dove lavoro ti puoi
accumulare le ferie e io l'ho fatto. Parto oggi. Un gommone mi
aspetta in porto e mi condurrà al faro di Sao Paulo, 60 miglia al
largo di Buenos Ayres.
Parto da solo perché voglio
stare da solo, novello Robinson: la spesa l'ho fatta con la più
assoluta meticolosità, non solo perché sono cuoco ma perché un
soggiorno lungo richiede un'alimentazione precisa. Arrivo quindi in
porto col mio carrello. Lo scafista è già lì che mi aspetta, ed
esprime una certa impazienza. Dopo aver caricato il cibo mi comunica
che il viaggio durerà circa tre ore, se il mare non sarà mosso. Mi
accovaccio e gli faccio un cenno di consenso alla partenza.
Intanto che usciamo dal porto
rifletto su questa nuova avventura. Lei non ha capito, del resto me
lo aspettavo, e quando le ho detto che sarei andato su un faro
abbastanza sperduto nell'Oceano Atlantico si è incazzata di brutto.
Mi ha detto che se lo avessi fatto mi avrebbe lasciato. Quanti anni
sono che condividiamola stessa casa? Cinque, forse, non ricordo bene,
e non sono certo che al ritorno la ritroverò. Forse siamo già
arrivati al capolinea, o forse vuole solo scendere a una fermata
intermedia per poi risalire a una delle successive, per proseguire il
viaggio sempre sulla stessa linea.
Siamo partiti verso le cinque del
pomeriggio: l'ultimo giorno è il peggiore, ed è quello in cui ti
assale il panico di non riuscire a fare tutte le cose che sai di
dover fare.
Alle sette è già scuro. Il mio
nocchiero è sicuro al timone, e fuma anche lui, certe sigarette
puzzolenti.... ma io assaporo lo stesso questa corsa in mare. Nulla
intorno a noi, che non sia questa nera distesa di acqua bituminosa,
che mi allontana dalla routine.
Arrivo con dieci minuti di
anticipo. Siamo già d'accordo che tornerà a prendermi solo dopo
espressa chiamata, ed è per questo che mi sono portato il
satellitare.
E' buio, e il profilo del faro si
staglia nella notte, con il suo segnale ritmato, che mi incanta.
Quante vite avrà salvato? Cento passi saranno dall'attracco al faro,
e farli col mio carrello non è stato poi così agevole.
Il portone, come nei bassi di
Napoli, non ha sonaglio né campanello, per cui devo riempirlo di
pugni. Un quarto d'ora mi fa aspettare il mio ospite, durante il
quale penso che, al limite, potrei anche costruirmi una capanna.
Alla fine scende, gridando con voce rauca e vecchia "Arrivo,
arrivo". Apre la porta ma non mi porge la mano. "Un vecchio
bianco per antico pelo" mi viene subito in mente, è più forte
di me. L'età non è definibile. E' nato qui e qui morirà, in un
tutt'uno col suo faro. Non c'è neanche bisogno che gli dica chi
sono, chi mai avrebbe l'insano desiderio di seppellirsi in mezzo al
mare? Mi accompagna al mio appartamento, che è a metà dell'altezza
del faro. Se penso che dovrò portarmi su il carrello, poco per
volta, certo, mi tremano le gambe.
Ma il viaggio è valso la pena!
Ho un open space con un finestrone enorme che occupa almeno un terzo
della circonferenza del faro, dal quale vedo un mare nero di cui
indovino il continuo movimento, solcato, dopo pause precise, dalla
spada del fascio di luce. Uno spettacolo che mi lascia ammutolito.
Del resto lui tace...
Il letto, il tavolo, la seggiola.
Il frigorifero potrebbe essere meglio. La cucina a gas non è male,
ha il forno come mi ero caldamente raccomandato.
Qui non ho bisogno di null'altro,
in un contesto ancor più essenziale di quello di Le Corbusier. Per
sentirmi davvero a casa tiro fuori i miei coltelli e li sistemo a un
angolo del tavolo.
Il burbero malefico si raccomanda
in malo modo di non essere chiamato se non in caso di malore, tanto
io non lo chiamerei neanche morto. Son venuto qui per stare da solo,
figuriamoci. Esce, sbattendo la porta. Ha vinto il "campionato
simpatia 2011", ne sono certo.
Eccomi, finalmente solo come
volevo, lontano dal mondo. Posso fare ciò che desidero, posso
dormire tre giorni filati, posso mangiare mezzo kilo di pasta in una
volta sola. Invece bisogna che osservi un preciso ruolino di marcia,
perché voglio che le mie giornate siano dense di tutte le belle cose
che ho l'intenzione di fare. Due uova al bacon celebrano questi miei
propositi. Sorseggiando il Cabernet cileno che mi sono portato mi
avvicino, con rispetto, alla finestra. Quello che vedo mi lascia
davvero senza parole. Siedo e guardo in silenzio. Non so quanto sono
rimasto a contemplare questo mare, volutamente non ho guardato
l'orologio.
Con i baffi impregnati di fumo me
ne vado a letto, che ha ruvide lenzuola di lino che mi ricordano i
miei primi dieci anni.
Dal letto vedo il bagliore del
faro, che mi accompagna nel sonno, dopo una giornata così piena di
novità.
TO BE CONTINUED
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