martedì 15 maggio 2018

Kate

Con il posto di ruolo, che in quell'Ateneo non sarebbe durato per molti anni, era arrivata la stabilità economica ed era comparsa Kate.
Si incontrarono a una conferenza, alla Bobst Library, promossa dalla Cornell University, dove lei insegnava. Gray, ogni giorno della sua vita futura, avrebbe ricordato quel giorno fin nei più minuti particolari. Erano in una sala non molto grande, tutti seduti attorno a grossi tavoli ad ascoltare il relatore che parlava dal tavolo più lontano dalla porta, con una voce così bassa da obbligare al silenzio più assoluto. Era uno studioso di filosofia medioevale e, sorridendo fra sé, Gray immaginò che avrebbe ben potuto essere un uomo di quel tempo. Nobile o servo della gleba? Chierico vagante? Menestrello? Cercò di concentrarsi sull'argomento della relazione, gli scritti giovanili di Pietro Abelardo ma, fatalmente, pensava al volto che poteva avere Eloisa e alla passione che quel viso aveva incendiato in Abelardo.
Gray era andato a quella conferenza con il collega di filosofia teoretica, più per tenergli compagnia che per reale interesse. Girava con lo sguardo cercando qualche ragazza di colore. In biblioteca c'era freddo: gli alti finestroni, ai due lati della sala, facevano filtrare l'aria già umida dell'autunno. Aveva sentito dire che al nord era già arrivata qualche spruzzata di neve.
La dottoressa Kate Evans era assistente volontaria della cattedra di Filosofia della Scienza della Cornell University, laureata da due anni. Non aveva pressante bisogno di un posto di lavoro retribuito, infatti la famiglia le inviava dal Vermont cospicue rimesse mensili, derivate dall'azienda paterna di produzione del latte, e lei poteva dedicarsi gratuitamente alla ricerca e alla didattica. Preparava le lezioni per il docente di ruolo e aveva la soddisfazione di vedergliele leggere senza cambiare una virgola. Ma agli esami, di fronte agli studenti, spesso con una preparazione raffazzonata, era troppo poco severa e per questo più di una volta era stata rimproverata: non poteva promuoverli tutti. Il rapporto fra promossi e bocciati non doveva essere alterato.
Dopo gli applausi di rito al medievalista, per rompere il ghiaccio fu Kate ad aprire la discussione, facendo la prima domanda. A Gray sembrò molto preparata e la ascoltò volentieri. Non si era ancora accorto di lei. Una ragazza minuta, con una camicetta bianca di cotone alla coreana e una rebecchina blu notte. Dato che parlava in piedi Gray poté vederle le gambe, anche se la gonna a tubino non era molto corta. Ritornò ad ascoltarla.
Le domande e le risposte durarono più della conferenza stessa: un bel successo.
Al termine si trasferirono tutti nella sala del brunch, vista l'ora: Gray ricordava che era l'una passata. Nel brusìo generale la vide avvicinarsi e ne fu contento e sorpreso. Kate lo conosceva perché si erano telefonati in passato. “Professor Gray, si ricorda di me? Ci siamo conosciuti al telefono ma non ancora di persona.”. “Certo dottoressa” mentì sorridendo. “Vederla di persona è molto più piacevole che sentirla al telefono. A proposito: complimenti per la sua domanda: rivela una padronanza della materia non comune”. “Non le nascondo che in un certo senso era concordata”. Rise in maniera così confidenziale che Gray restò a bocca aperta. Kate l'aveva notato appena entrato, e si era fatta dire dalla sua amica, quella che conosceva tutti, chi fosse. Non avrebbe saputo spiegarsi cosa le piaceva di lui: quel cespuglio di capelli ramati quasi calato a nascondere gli occhiali, quell'aria ingenua e decisa a cambiare il mondo che avevano avuto i giovani nel '68. Chissà...

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