Quando in Istituto arrivava il momento della
pausa pranzo Gray spariva per un'ora e andava a trovare la moglie del Rettore,
che aveva conosciuto per caso a una festa dei diplomi.
Erano seduti vicini e lei, mentre il Rettore
presentava i neodiplomati, gli aveva detto "E' mio marito!". Il
dottor Gray, visto soprattutto il generoso decolletè, le aveva risposto
"Un discorso splendido!", anche se non ne aveva ascoltato una parola.
Era presente a quella festa soltanto per congratularsi con una giovane
studentessa di colore a cui aveva dato alcuni chiarimenti per la tesi, oltre
alla lettura finale. Era convinto che quella tesi non dicesse niente di nuovo
ma il fondoschiena della ragazza lo aveva stregato. C'era anche stato un
approccio che lo faceva ben sperare ma la ragazza era stata furba, fermandolo
con decisione prima che le cose diventassero inevitabili. Dopo essere andato a
farle gli auguri - lei lo presentò anche alla famiglia - portò un calice di
champagne alla moglie del Rettore, approfittando di un momento che gli sembrava
sola. Lui era dall'altra parte della sala, assediato dagli studenti. "Grazie dottor Gray" "La
prego, mi chiami Henry" "Anche tu, chiamami Gilda". Gilda,
l'Atomica, Rita Hayworth. La chioma rossa era identica. "A noi" disse
alzando il bicchiere "A noi". Gray la squadrò mentre sorseggiava. Non
giovane ma ancora parecchio intrigante. Un seno generoso esposto senza pudore. "Cosa
fai domani a pranzo, Henry?" "Il solito panino stantìo, direi"
"Vieni da me. Ti farò conoscere l'insalata caprese. Ti piacerà"
"Non potrò prima dell'una" "Perfect".
La mattina dopo Gray uscì prima dall'Università
per andare da Van Leeuwen Artisan Ice Cream a Brooklyn. Gli avevano detto che
era il miglior gelatiere di New York e voleva fare una bella figura. Infatti la
torta gelato non era proprio a buon mercato ma quel giorno non voleva sembrare
avaro.
Suonò il campanello della casa del Rettore,
sulla 110a West. Vicino al lavoro, naturalmente. E se gli fosse venuto ad
aprire il Rettore? Era questa la paura che gli aveva impedito di comperare dei
fiori. O se fosse venuto più tardi? Nell'istante dell'attesa desiderò sparire.
La possibilità di compromettere definitivamente la sua carriera accademica era
reale. Le paure si dissolsero nel momento in cui lady Gilda aprì il portone
"Accomodati Henry". Anche con la veste da casa il seno, prorompente,
era largamente esposto. "Deve essere il suo orgoglio" pensò Gray "E
anche la sua arma".
In casa non c'era nessuno, il personale di
servizio usciva alle dodici e tornava alle diciassette.
Gray si era documentato sull'insalata caprese,
per non fare la figura dell'ignorante in materia culinaria, e sapeva che, in un
piatto composto solo da pomodoro e mozzarella italiani ciò che contava era l'eccellenza degli ingredienti. E il piatto che la donna gli portò era
eccezionale. Pomodori giganteschi e carnosi "Li faccio venire da un paese
piccolissimo della Calabria, Belmonte Calabro. Il suo terroir e il microclima
sono unici al mondo. La mozzarella la faccio venire da Sperlonga, nell'Italia
centrale, vicino a Roma. Con l'aereo e la confezione sottovuoto arriva in
giornata in condizioni perfette. Il basilico viene da Sorrento e l'origano
dalla Sicilia. Viene raccolto vicino al tempio di Segesta".Gray restò
trasecolato dal sapore e dal racconto. Non osò immaginare il costo che questo
piatto poteva avere. "Gilda, non so come ringraziarti. Mi hai portato
qualcosa di così buono e così particolare che sono certo che non ne mangerò di
simili in vita mia". Oltretutto la porzione era molto abbondante. Gilda
gli sorrise con aria di complicità. "Vieni,dottor Gray": rimarcò il
cognome con enfasi. "Andiamo a prenderci il caffé sul sofà". Chissà che
fine aveva fatto la sua torta gelato. Anche il caffè era buonissimo: aveva un
sapore particolare che Gray non aveva mai sentito. "E' il kopi
luwak". Mentre sorseggiava il caffé Gilda gli posò una mano sulla coscia,
nella metà più vicina all'inguine. Lui posò la tazzina e le accarezzò il seno,
sfiorandole il capezzolo. "Vieni, voglio star comoda". Non aveva
molto tempo, Gray, ma lo spese al meglio. Quando la donna lo vide senza slip,
pronto, ebbe un fremito, pregustando l'attimo in cui, di lì a poco, sarebbe
stato parte di lei. Le piaceva fare l'amore e quel cretino di suo marito, il
Signor Rettore, sposato per convenienza di entrambi, non l'aveva mai capito.
Raro e frettoloso. Assolveva a uno dei suoi tanti doveri senza alcun interesse.
Senza gioia. Gilda aveva bisogno di ben altro. Era originaria dell'Ecuador,
caliente.
La prima volta fu, per entrambi, un'esperienza
meravigliosa; il fascino della novità, che nel giro di qualche mese si sarebbe
smorzato. Gray le piaceva molto ed era certa di piacere molto anche a lui. Lo
dimostrava la forza con cui la penetrava. Non si domandarono mai se fra loro ci
fosse stato il sentimento dell'amore. Ne avevano paura, perché avrebbero dovuto
comportarsi di conseguenza e cambiare drasticamente le loro vite. Cosa che non
avevano alcuna intenzione di fare.
Si avvicinava il giorno del concorso per il
posto di assistente di ruolo. Quando fu il momento Gilda, consapevole che non
l'avrebbe più rivisto, gli disse soltanto "Stai tranquillo, Henry. Mi
mancherai". Lui le diede l'ultimo bacio e la strinse forte a sé. Quel seno
non l'avrebbe dimenticato tanto facilmente.