sabato 17 settembre 2016


Capitano periodi in cui devi fare un qualche bilancio della tua vita disordinata e scombinata. “Anche se questa vita/un senso non ce l'ha....” direbbe Blasco.
E' come se in quei momenti sentissi un improvviso bisogno di guardarti meglio dentro, anche perché certi fatti non sono andati come avevi immaginato e sperato, e lo scombussolamento che ne è derivato ti ha indotto a desiderare di fare un po' di ordine e di chiarezza.
Non è detto che tu ci riuscirai ma almeno ci puoi provare, nell'unica maniera in cui sei capace a farlo, scrivendo. Scrivendole una lettera che non le darai mai e che leggeranno alcuni estranei, che di te si faranno una ben precisa idea: che sei una bestia.
Quindi incominci a piangere, tanto da mesi ogni giorno è così, e pensi un po' a lei. A Lei.
Fra qualche giorno saranno nove mesi che non la vai a trovare, non dico trovare, ma neanche a vedere per qualche attimo. Ovviamente non puoi scrivere che non ti ricordi neanche che faccia abbia, perché non è possibile, te la ricordi benissimo. Ti assomiglia come una goccia d'acqua, soprattutto nell'orribile carattere. Se io e lei avessimo lo stesso cognome potremmo chiamarci “Non ti parlo più”.
Ti sei scientificamente costruito una vita in cui ogni giornata ha talmente tante cose da fare che non c'è più spazio per lei, neanche le canoniche domeniche in cui la nonna veniva a pranzo. Succedeva anche in casa tua.
La domenica la nonna, se pur per anni è venuta, non viene più a pranzo. E' lì, inutilmente e scioccamente seduta su quella sedia dove il sollevatore la deposita, prelevandola dal letto, due volte al giorno. Ha una badante affezionata e a te basta. Credi che spiccichi qualche parola. Sei sicuro, del resto, che se ti dovessi per un qualche miracolo presentare ti chiederebbe “Chi sei?”, o almeno proverebbe a pronunciarlo. E ti lascerebbe comunque il sospetto che lo faccia apposta....
Due ictus è riuscita a farsi. E naturalmente uno a destra e uno a sinistra.
Tu ovviamente ti occupi di tutte le cose materiali (altri non fanno neanche quello) ma ben capisci come l'essere presente potrebbe essere un bel regalo. Forse. Tu che regali cose a tutti non riesci a regalare un po' di tempo a lei.
E allora ti domandi da dove possa venire tutto questo rifiuto.
E' troppo semplice dire che continua a farti incazzare, ed è riduttivo. Certo che, quando è stato il momento, se la pressione alta se la fosse curata adesso non saremmo a questi punti. Il fatto di avere un figlio laureato in medicina e chirurgia (non medico...) non l'aveva convinta. Fare di testa sua le sarà sembrato più furbo. Mal gliene incolse.
Ma non c'è mai stato un buon rapporto, troppa era la distanza fra i modi di vedere e di pensare le cose del mondo e della vita, e nulla c'è mai stato di veramente “complice”. Le parole volersi bene si dovrebbero sostanziare, in quel rapporto, di una amorevole confidenza che non c'è mai stata. Quando lui è morto hai pensato: “Ma perché non è morta lei?”.
Adesso è la, circondata da tutti confort che possa sognare un tetraplegico e ti figuri che abbia “negli occhi aperti un grido”: “Sei una bestia”.
Lo so. All'inferno mi porterò anche questo punteggio, nella Caina, mi par di ricordare, i traditori della famiglia.
Spesso mi sovviene che, da bambino mi diceva “Ricordati che quando sarò morta piangerai”. Non lo so mica, però piango adesso, non per lei ma per me.
Mi sono anche negato il piacere di assistere la Mamma.

Ricorderai di avermi atteso tanto
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
(G. Ungaretti, La madre)


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