martedì 26 marzo 2019

VACANZE

Marco non riesce a continuare l'Università. Quell'esame di Storia dell'Arte lo ha già dato tre volte. Forse il professore lo ha preso di mira. E' scoraggiato. I suoi, quando va a chiedergli di interrompere gli studi per un anno, non possono fare a meno di essere d'accordo, ma a malincuore.
Sara, l'amica di mamma, le ha raccontato che una famiglia cerca qualcuno per accompagnare un ragazzo in una vacanza in Corsica, Raffaele. E' autistico ma tranquillo. Il compenso è buono. Può essere un'esperienza formativa anche per chi lo accompagnerà, pensa la donna, e propone al figlio questo lavoretto. Vuole che si distragga.
Quando Marco va conoscere i genitori di Raffaele capisce bene che non aspettano altro che di liberarsene per qualche tempo. Hanno un'aria affaticata e sofferente. Offrono una paga troppo buona. Però lui è giovane e pieno di buoni propositi. Ed è anche poco più vecchio di Raffaele. E' già maggiorenne ma la distanza fra le loro età è piccola: potranno capirsi con facilità. Sa di poter essere responsabile di quel ragazzo che ancora non conosce. Sa di avere nel cuore la forza per difenderlo da tutto. Non ha ancora capito che Raffaele ha solo bisogno di difendersi da sé stesso.
Il giorno dopo si conoscono: Raffaele ha sedici anni, ha un'aria innocua nel corpo di un gigante: a Marco fa venire in mente Garrone di Cuore. Tiene sempre gli occhi bassi e fuma una sigaretta dietro l'altra. I genitori gli dicono che Marco lo accompagnerà in Corsica e per un attimo alza lo sguardo. In quegli occhi Marco legge il nulla. Raffaele vive in un mondo nel quale non può entrare nessuno: troppo pericoloso. Ha i suoi riti che gli permettono di sedare l'ansia, sempre in agguato. Non ci vuol niente che diventi terrore. Le sigarette lo proteggono. Ha le dita gialle a sedici anni.
Marco pensa “Si può fare” e accetta di andare un mese in Corsica con quel pacco.

Due sere dopo, al porto di Marsiglia, Raffaele si presenta accompagnato dai genitori, che cercano di nascondere la soddisfazione per quella che è la loro vacanza. Ha già le ciabattine da mare, una Lacoste rossa un po' stretta e una sacca di pelle con tutte le sue cose. Nell'altra mano ha una stecca di Gitanes papier mais, quelle gialle. Gliele ha messe in mano suo padre.
Marco lo fa salire in macchina e gli cerca la mano per stringerla. Stanno un'ora in macchina ad aspettare l'imbarco e Marco non riesce a trovare nulla di sensato da dire.
Raffaele si guarda intorno, ha già voglia di scappare.
Finalmente sono sul ponte B, quello dove ci sono le poltrone reclinabili prenotate. Non c'è la zona fumatori, per cui Raffaele deve andare e venire sul ponte, al freddo della notte. Marco dietro a lui.
Finalmente l'autistico – Marco ha letto in questi due giorni che è uno dei sintomi della schizofrenia – si addormenta.
Un rollìo della nave lo sveglia improvvisamente: la poltrona a fianco alla sua è vuota.
Si alza, colpito da una scossa elettrica “Ma non si sarà mica buttato a mare quello stronzo?” ed esce al buio. Lo cerca per mezzora, bestemmiando lui e sé stesso, senza trovarlo. Alla fine si rivolge a un assonnato commissario di bordo, che lo guarda con commiserazione. Tutto il personale libero viene sguinzagliato per la nave e dopo due ore, quando sul mare inizia il chiarore del mattino, un marinaio lo trova sul ponte più alto, rannicchiato, circondato da decine di cicche di sigaretta gialle.



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