domenica 23 marzo 2014

Bar 2

E' da mezzogiorno che ho dato il cambio a mio marito in questo bar-gelateria che ogni giorno è sempre più tetro. Oggi, poi, questa pioggia contribuisce gagliardamente a peggiorare le cose, e, anche se siamo in primavera sembra di essere tornati a novembre. E il mio umore, così come il mio mal di testa, peggiorano a vista d'occhio. Son quattro ore che son qui e ho fatto tre miserabili caffè, neanche uno all'ora. Gelati, poi..... solo una vecchia è venuta a prendere la panna da portare ai nipoti. Millant'anni, avrà avuto, simpatica, non c'è che dire, ma sembrava mia nonna, e io i sessanta non li aspetto più..... come più niente mi aspetto più dalla vita, e grazie al cielo che abbiamo un lavoro, i ragazzi sono sistemati e io e lui aspettiamo, talvolta ansiosamente, il momento della fine, che almeno ci riposeremo un po'. Non è che avere un bar sia faticoso, o almeno, molto faticoso, però bisogna passare la giornata a pulire, anche in un bar modesto e con la luce al neon come il nostro.
E poi questi giorni ti fanno fare solo brutti pensieri...., e non posso telefonare ai ragazzi tre volte al giorno, incomincerebbero a pensare che sono rimbecillita. Che la loro mamma abbia bisogno di sentirli è una considerazione che non sono in grado di capire.
Passa fuori dal bar un uomo, e getta un'occhiata distratta dentro. Non so perché ma lo noto, cioè lo so: non ho niente da fare e mi abbruttisco con questi giochi puerili. Sotto la pioggia con la sua giacchetta ha un'aria un po' sparuta.
Lo rivedo dopo cinque minuti: è entrato da me, insieme a una donna.
Mi ordinano due caffè, uno macchiato caldo. Sembrano un po' a disagio, lui più di lei. Bofonchiano qualcosa che non riesco a sentire, anche con il massimo dell'impegno. Mal di testa è la parola che riconosco, e che ben conosco. Parlottano, si guardano. Quanti anni avranno? Intorno alla cinquantina entrambi, lei un po' di meno, lui un po' di più. Condividono la bustina dello zucchero. Non mi scappano degli sguardi che intuisco d'intesa, ma sono molto attenti. Purtroppo per loro anch'io sono attenta e certe situazioni mi fanno tornare in mente analoghe mie storie passate, che hanno lasciato solchi profondi come certi aratri ottocenteschi.
Lui le sfiora con finta noncuranza il gomito e lei non si ritrae. Cercano di far durare questi caffè il più possibile, ma è difficile. Così come è difficilissimo parlare di argomenti futili quando si vorrebbe dire altre cose, ed è facile capire che quelle parole non sono l'oggetto del loro amore. Si sono interrotti, in silenzio, un silenzio che so carico di desiderio, l'ho provato anche io... A un tratto lui si muove, si sposta verso la saletta, e con gli occhi la implora "Vieni, dammi almeno un bacio...", ma lei non vuole capire, o non si sente, o chissà cos'altro le gira per la testa.
Chissà che storia c'è dietro a questi due umani, che in pochi minuti sono riusciti ad annodare inestricabilmente gioia, passione, rimpianto: amore, in una parola. Chissà perché non possono baciarsi tranquillamente ma possono rubare solo un caffè ai loro pomeriggi piovosi, invece che stringersi.... mi sto accorgendo che la fantasia è ormai partita, e la donna dai capelli bruni e dagli occhi color nocciola, che mi chiede cortesemente di pagare, mi sveglia da questo sogno a occhi aperti, riportandomi a una realtà che spesso ho odiato.
Escono e lei apre il suo ombrello. Lui, dopo un attimo, si appoggia al suo braccio. So che lo stringe.





Nessun commento:

Posta un commento