giovedì 17 gennaio 2013

Lavasecco automatica


I
Walter era appena arrivato a casa, non erano ancora le nove. Era andato in lavanderia a fare il risciacquo delle macchine, a stirare una considerevole pila di camicie e aveva anche lavato per terra. Tutto era stato lasciato in ordine.
Quella lavanderia suscitava in lui sentimenti ambigui: certo, era la principale fonte del suo sostentamento, e in quei tempi non era poco, ma era allo stesso tempo una schiavitù, un dovere quotidiano che veniva inevitabilmente avanti a tutto. E a tutte.
Essere il dominus di una lavanderia automatica, aperta 24 ore su 24, richiede energie spirituali non indifferenti, per cui la vita di relazione di Walter era pesantemente condizionata, e ogni appuntamento a una cert'ora doveva essere interrotto, proprio come Cenerentola, con la quale Walter si sentiva, a parte la differenza di sesso, profondamente affine.
Aveva provato, una volta che aveva conosciuto una bionda particolarmente intrigante, ad affidare la gestione di un paio di serate a un giovane pugliese, associando le banconote del compenso a una check-list molto dettagliata di cose da fare. Gli era sembrata un'idea perfetta: nessuno avrebbe potuto sbagliare. Quello invece c'era riuscito e i soldi che Walter aveva speso per far riparare una delle tre lavatrici lo avevano indotto a rinunciare per sempre a un aiuto esterno.
Arrivò a casa con l'umore a terra, come da qualche tempo a questa parte.
Il suo medico aveva deciso di costringerlo a mettersi a dieta e quindi in frigo c'erano solo cavolfiori bolliti, tre giorni prima, e una mattonella di crescenza, a un angolo ricoperta da una polverina verdastra. Acqua, naturalmente, a volontà. Nella fruttiera alcune mele, ma non di quelle buone. Anche la lampadina appesa al soffitto trasudava malinconia. Per un attimo fu sul punto di reinfilarsi il cappotto e di andare in trattoria, almeno per vedere qualche essere vivente. Si sedette invece a tavola e incominciò a sbocconcellare il pane rimasto, ultimo tozzo della sua preparazione domenicale da un kilo di farina integrale. Era buono il suo pane, anche il giovedì. Accese lo stereo: la radio trasmetteva l'ouverture del Pipistrello, e con un tale brio che, anche se odiava il ballo, gli venne voglia di alzarsi, di abbracciare una seggiola e di fare un giro attorno al tavolo. Bello Strauss, però. Si aprì una scatoletta di sgombro: voleva festeggiare.
Dopo mangiato incominciò a fumare, naturalmente tossendo, e si accomodò davanti al computer, la sua personalissima finestra sul mondo.
Walter cercava, con grande accanimento, notizie di cronaca in tutti i giornali on-line del mondo, ma notizie particolari: le notizie che lui chiamava “quelle che fanno bene al cuore”. E quando ne trovava una ne gioiva e la archiviava accuratamente per poi potersele andare a rileggere nel momenti di più cupa disperazione, perché malinconico lo era sempre.
Quella sera, che non avrebbe dimenticato, trovò del tutto casualmente un banner, cioè una réclame, di una telecamera “da guardia”. Questo aggeggino permetteva di riprendere locali anche di una certa metratura e aveva persino l'audio incorporato. Era facilmente occultabile perché l'obiettivo aveva un diametro di quattro centimetri e poteva essere gestita dal telefonino.
Oddio, non era proprio a buon mercato. Walter pensò ad alta voce che la sicurezza del locale sarebbe notevolmente aumentata. In realtà era la possibilità di ascoltare e vedere i clienti non visto, che gli procurava una sorta di eccitazione sessuale. Ma non voleva rendersene conto.
Decise di comperarsela, del resto era parecchio che non si faceva un regalo, e secoli che non riceveva un regalo, anche se faceva finta di dimenticarselo. Scrisse i numeri della carta di credito e premette Invio.

II
Adesso stare a casa era più divertente, era come andare in trattoria ma un po' più stimolante, perché i clienti della lavanderia, ignari di essere visti, erano del tutto liberi nell'espressione di sé stessi.
Passando i giorni Walter imparava a conoscerli e a riconoscerli, e a farsi un'idea – al limite sfruttabile anche a fini commerciali – del tipo medio che frequentava il suo negozio.
E il tipo medio che frequentava il suo negozio era come lui, il classico tipo “solo come un cane”, con una qualche piccola disponibilità economica che gli permetteva di non doversi lavare la biancheria da solo, ma non molto di più. Impiegati, commesse, gente con abiti dimessi, tristi anche questi come i loro padroni.
Gente che non aveva ancora perso la dignità dell'abito in ordine, anche se giacche e pantaloni erano di colori talmente diversi fra loro da fare a pugni. Era quella l'unica violenza che potevano permettersi. Giovani e meno giovani, accomunati dalla voglia di trovare una qualsiasi scusa per stazionare a casa il meno possibile, dove li aspettava un tavolo e un letto vuoto.
I giorni passavano e Walter trovava che quell'attività di piccolo spionaggio gli aveva un pochino migliorato la vita. Non è che facesse i salti dalla gioia, intendiamoci, però arrivava a casa con una certa curiosità, e stava intere serate davanti al monitor del computer a vedere la telenovela della realtà. E più la sera avanzava e più gli incontri si facevano curiosi.
L'avevano colpito in particolare due persone.
Erano comparse in TV pressoché nello stesso periodo e, nel giro di poco, avevano incominciato a parlarsi sempre di più e sempre più volentieri. Walter, senza fare troppo caso a quello che si dicevano, vedeva le loro espressioni cambiare di giorno in giorno, e dopo qualche tempo era riuscito a percepire, molto facilmente perché la conosceva benissimo anche lui, un'evidente espressione di ansiosa attesa negli occhi del primo arrivato. La stessa espressione che gli faceva venire in mente come stava lui quando aspettava quella donna che per un certo tempo gli aveva fatto dimenticare la sua solitudine, anche se poi, per dirla chiaramente, non gli aveva concesso neanche un bacio. E lui alla fine non era riuscito a reggere al tormento di quella passione non corrisposta. Ma non gliene faceva una colpa. Capiva bene che l'amore non si può ottenere facendo qualcosa. Si dona, se si vuole.
Si concentrò sui due piccioni.
Ogni volta che Walter osservava la donna cercava di mettere a fuoco dove l'avesse già vista, ma era difficile ricordare. Una sera il flashback si schiarì, e la vide cantare in quel teatro dove era andato parecchio tempo prima. Una cantante, quindi.
Era una bella donna dai capelli lunghi e scuri, leggermente radi, alta, con un'espressione aperta e un sorriso intrigante da morire. Veniva due o tre sere alla settimana, dopo le sei, probabilmente all'uscita dalle prove. Portava con sé un grosso sacco di biancheria. Non può essere soltanto la roba di due persone, pensò Walter. Caricava la lavatrice e si sedeva dolcemente sugli sgabelli, con un giornale in mano, senza alcun desiderio di leggerlo. Nel giro di un quarto d'ora arrivava lui. Ancora più alto di lei, miope da morire, con un'andatura dinoccolata.
Non caricava nemmeno la lavatrice. Posava il sacco, quello sì di un single, e incominciava a parlarle. Dopo i primi incontri il volume della conversazione era diventato veramente basso, nonostante la manopola del volume fosse al massimo, e non era neanche possibile leggere il labiale perché si parlavano all'orecchio, stando seduti l'uno a fianco dell'altra.
Lei annuiva e rispondeva, qualche volta sorridendo. Chissà cosa le potrà mai avrà detto lui per farla ridere.
Dopo qualche tempo lui si fece più intraprendente e una sera che Walter era arrivato tardi li sorprese mano nella mano. Lui aveva un'espressione difficilmente cancellabile dalla memoria. L'espressione di chi non ha niente ma è convinto di avere tutto. Felicità allo stato puro. Felicità che trascendeva, molto semplicemente, il tempo e lo spazio. Felicità di un attimo, certo, ma un attimo che vale cent'anni.
Quanti anni avrà avuto quel giovane? Forse gli stessi anni che avrebbe avuto suo figlio, se fosse nato.
Quella sera Walter andò a dormire con così tanta tristezza addosso che avrebbe voluto chiudersi dentro un cassetto.
Ma come tutte le cose belle anche i due giovani, dopo pochi mesi, finirono per non venire più alla lavanderia e a Walter restò sempre la curiosità di sapere che fine avessero mai fatto. E soprattutto se avessero continuato ad amarsi.
Non si sentì più di accendere la telecamera.
Una domenica andò al canile municipale e si prese il bastardo più magro e sparuto che ci fosse.
Ricominciarono insieme a riempire il frigorifero, e lo stomaco.


2 commenti:

  1. Complimenti per la scrittura. Il racconto mi ha comunicato grande tenerezza e profonda solitudine. Ciao

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    1. grazie per i complimenti.
      naturalmente non è giusto confondere l'aspirante scrittore con i suoi personaggi, che portano soltanto pochi e nascostissimi indizi di lui, che li mescola, abilmente, lungo lo svolgersi dei suoi racconti. grazie ancora
      euge

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