domenica 20 luglio 2014

SCAPPARE 5 -CONFIDENZE E RICORDI

"Passata è la tempesta. Odo augelli far festa". Veramente qui non si ode nulla, e stamattina anche l'onda che muore sulla riva corre silenziosamente. E' un'ondetta. Il ricordo di ieri sta sfumando e l'essere svegliato dalla luce del sole mi riempie di dolcezza. Una luce ancora gentile, come ti sei sempre sognato che dovrebbe essere la carezza del tuo amore che ti sveglia al mattino. Indugio ad alzarmi, e mi sgranchisco sistematicamente tutte le articolazioni intorpidite. Non ricordo neanche bene quanta paura ho provato, e quindi mi alzo sereno.
Dopo colazione mi metto a lavorare: voglio fare subito il piatto da portare su, ghemistà, i pomodori alla greca, ripieni di riso e verdure. Non ci vuole molto, per chi è pratico. Sono proprio belli. Dato che l'Orco non è ancora passato decido di salire su io, magari riesco a fare una carezza al gattone. A differenza di lui io busso, e con vigore. "Entra!" mi viene gridato dal di dentro. Varco l'uscio e vengo avvolto dalla nuvola del pane appena sfornato. "Oggi pomodori ripieni di riso!", esclamo con orgoglio. Mi guardo anche intorno per cercare la bestia, ma non la vedo.
"Come è andata ieri? Ti ho visto tornare di corsa". Nulla sfugge all'Orco. "Non ho mai avuto tanta paura come iersera", ascolto un poco stupito la mia risposta: quest'uomo suscita confidenza. "Ogni tanto qui capita. Vedrai, la seconda volta sarà meno paurosa."
Quest'uomo è saggio. Ha detto questa frase con un tono di sollecitudine paterna che ha mosso dentro di me qualcosa di profondo. "E comunque c'è di peggio", continua con lo stesso tono di voce, "Per esempio avere avere un infarto qui sul faro. E sedersi in poltrona ad aspettare". Stupefacente, forse mi sta prendendo in giro... "Qualche mese fa, quest'inverno, mentre stavo cenando, mi si è improvvisamente chiuso lo stomaco e ho avuto un capogiro. Mi sono seduto e nel giro di pochi minuti ho sentito un dolore lancinante alla mano sinistra". "E allora cosa hai fatto?", chiedo. "Nulla. Cosa vuoi che facessi? Qui non c'è proprio niente da fare, che non sia la manutenzione e la custodia del faro. Mi sono seduto e ho aspettato. Forse sarei morto, forse no". "Ma non avevi il satellitare?" "Certo. Ma non ho voluto usarlo". L'Orco ha voluto sfidare la morte, aspettandola tranquillamente con il suo certosino in braccio. Un coraggio da leone? L'incoscienza di un pazzo? Non sono io la persona più adatta a giudicarlo. "E adesso come stai?". "Non ho più il dolore alla mano". Sei un grande, Orco, davvero. Non sono capace a raccontare l'ironia con cui mi hai detto queste parole ma sei riuscito a farmi sorridere. Io, quando ho avuto l'infarto, ho fatto tutto quello "che si doveva fare", ma adesso capisco che avrei anche potuto fare qualcosa di diverso...
Mi prendo il mio pane fumante e me ne vado, col desiderio di abbracciarlo.
Adesso io e Lui condividiamo qualcosa. Ci penso mentre scendo la mezza scala col pane tiepido in braccio. Non ricordo poi così volentieri il mio, di infarto, anche se non posso farne a meno, visto il mezz'etto di pillole che devo sorbirmi ogni giorno. La mia paura, quella sera, non era tanto quella di morire, cose del resto semplice come l'addormentarsi, ma quella di perdere il controllo della situazione. Il mio fato benigno ha deciso di permettermi di essere sempre presente in ogni momento di quelle tre lunghe ore, tanto che alla fine mi è persino tornato un certo buonumore.

Per scacciare il ricordo mi farcisco il pane con con fagiolini, tonno e acciughe. Un uovo bollito. Due falde di peperone. Un filo d'olio. Il sale purtroppo no. E le sempre adorate erbe di Provenza. Tante, ne ho portate.


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