sabato 3 marzo 2012

Clara era tranquilla


Non tranquillizzata, tranquilla.
Tutti i suoi cari, Alberto in primis e le sue sorelle avevano dimostrato una così grande fiducia nel buon esito delle cure che, a furia di parlare con l'uno e con le altre, si era convinta che non avrebbe potuto non guarire.
Anche quel giovane medico biondiccio che aveva avuto cura di lei in quei tre giorni, il minimo necessario per l'intervento, aveva ostentato grande sicurezza, nello stesso tempo le aveva dimostrato di essere capace di mettersi nei suoi panni. Le aveva fatto enorme piacere. Doveva mandargli qualcosa.
Aveva deciso di andare in vacanza negli Abruzzi, come ogni anno, nella vecchia casa in cima al paese, malandata ma sempre piena dei ricordi dell'adolescenza.
Sarebbe andata con le sorelle libere alla fine di giugno, e insieme l'avrebbero rimessa in ordine, per farla trovare perfetta per le altre, a poco a poco sopraggiunte. Si sarebbero divertite, ne era certa, di un piacere solo appena velato dalla malinconia.
Che Alberto andasse pure in montagna, con i suoi amici di sempre.
Lei era tranquilla.
Sapeva che la malattia era limitata nell'estensione ed era stata presa in tempo. Era certa che le cure fossero adeguate, persino eccessive, pensava.
Si sarebbe facilmente liberata da quell'ospite estraneo e indesiderato.
Aveva appena spento la televisione, era salita in camera, e, nell'attesa del marito, faceva le parole crociate svogliatamente, era diventata talmente brava che non c'era neanche più gusto.
Si sorprese a pensare alla storia di questa malattia, incredibilmente breve. Solo cinque giorni prima non si sarebbe mai sognata di dover fare esami sgradevoli e dolorosi, e l'angoscia dell'attesa si era sciolta soltanto al momento della comunicazione della diagnosi.
Sentì qualcosa nella pancia: non un dolore, piuttosto una sensazione di torsione. Poco piacevole. Le venne in mente subito Pellegrino Artusi, “Maledetto minestrone, tu non mi buscheri più!” ma si ringoiò il pensiero, quella storia non finiva bene.
Era paura pura e semplice, che l'aveva assalita nel momento in cui era più indifesa, da sola, prima di addormentarsi. Il sonno e la morte non sono poi così diversi.
Si rifugiò nelle braccia di Alberto, con gli occhi allagati.



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